MASCHERE NUDE

AUTORE: Luigi Pirandello
EDITORE: NEWTON COMPTON EDITORI
COLLANA: OPERE TEATRALI DI LUIGI PIRANDELLO
COPERTINA: BROSSURA
N. PAGINE: 1278
ETA' CONSIGLIATA: ADULTI

CODICE LIBRO: 9788854109827

MASCHERE NUDE – LUIGI PIRANDELLO, EDIZIONE INTEGRALE

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La realtà sociale appare a Pirandello così piena di finzioni e di mascheramenti che l’arte appare più reale del vero: il paradosso pirandelliano è che i personaggi sono più veri degli attori che li interpretano. La finzione è più autentica della realtà. Ecco perché la raccolta dei suoi testi teatrali si intitola “Maschere Nude”, proprio a voler significare la maggior “verità” di queste maschere, di queste finzioni teatrali.

Pirandello diede alla raccolta il titolo unitario di Maschere nude, che esprime il senso ultimo riposto dall’autore agrigentino nel proprio teatro: nella fattispecie il rapporto problematico tra l’identità e il ruolo che ciascuno interpreta nella società e la relazione tra realtà e rappresentazione, che nell’opera di Pirandello è rivestita di un significato ulteriore. Infatti è proprio al teatro che Pirandello delega lo smascheramento dei cliché e dei ruoli cui gli uomini sono costretti nella vita: a teatro lo sdoppiamento tra attore e personaggio – quel complesso rapporto che tiene insieme l’uomo in carne e ossa con il ruolo che deve interpretare, fondamento di ogni rappresentazione teatrale e di ogni “finzione” –, si moltiplica per mostrare la lacerazione dell’uomo e la frantumazione della propria identità. Il personaggio (la “maschera”) viene mostrato “nudo”, cioè inerme e incapace di opporre resistenza alla frammentazione dell’identità cui è soggetto: è quindi sul palcoscenico che si riesce finalmente a mostrare la falsità delle convenzioni, i giochi di ruolo, l’incomunicabilità che mina ogni sana relazione umana.

Il teatro in dialetto. Il febbrile lavoro di riscrittura e adattamento da parte dell’autore e l’intertestualità che caratterizza l’opera pirandelliana non si arrestano al semplice passaggio dalle novelle al teatro, ma proseguono nella ricerca di nuovi territori. Alcune novelle “prestate” al palcoscenico si caratterizzano infatti per una riduzione drammaturgica duplice: oltre alla versione in lingua italiana, ve n’è una in dialetto siciliano, che, come per le novelle, mette in scena la realtà siciliana con personaggi e situazioni bizzarre che si rifanno al contesto isolano, in un misto di folklore e credenze. Tra queste opere si segnalano Pensaci, Giacumino!’A Birritta cu ’i ciancianieddi e ’U cuccu.
Il “teatro grottesco”. Chiaramente è difficile effettuare una distinzione netta sul piano tematico tra le opere che si rifanno al contesto siciliano e le rispettive in lingua, che presentano già in modo inequivocabile i tratti del “teatro grottesco”. Questo sottogenere teatrale, cui Pirandello ha contribuito in buona parte, presenta caratteristiche ereditate dal teatro ottocentesco che mette in scena il più delle volte il triangolo amoroso, l’adulterio e il conseguente scandalo, con l’intento di denunciare le virtù apparenti del mondo borghese, il più delle volte caratterizzato dal vizio, dalla doppiezza e dalla disonestà. Pirandello, fedele alla propria filosofia sulla dicotomia vita-forma, conserva di quelle opere l’intento di denuncia, ma inscena situazione che spesso ribaltano l’assunto iniziale, mostrando come il gioco di ruolo (o meglio sarebbe dire: “il giuoco delle parti”) diventi non solo una denuncia della doppiezza della borghesia, ma un motivo per evidenziare la ribellione di un personaggio alla finzione che va in scena tutti i giorni nella società, alla sua fuoriuscita dal ruolo fissatogli dalle istituzioni, dai condizionamenti e dal giudizio degli altri. Al di là del tradimento e del triangolo amoroso, quindi i personaggi dei drammi pirandelliani smascherano queste logore convenzioni. Nel Giuoco delle parti, per esempio, Leone Gala è un marito tradito dalla moglie, della cui relazione extraconiugale è a conoscenza, al punto da non sottrarsi a un duello per difendere l’onore della sua donna, purché al suo posto si batti l’amante di lei in qualità di “marito” a tutto gli effetti: è pur sempre l’amante, secondo l’ennesimo ragionamento di Leone, a godere delle attenzioni e dell’amore della donna. Come ha sottolineato Giovanni Macchia, il teatro pirandelliano parte dal presupposto che l’evento principale (il tradimento, per esempio) sia già avvenuto e i personaggi ne siano a conoscenza; pertanto si deve parlare a ragione di drammi della parola e del ragionamento, il cui vero obiettivo è la discussione/dimostrazione di una tesi. Il gioco delle apparenze e la relatività del reale pian piano diventano l’asse portante del teatro pirandelliano, di pari passo con il tema della pazzia: è il caso di Così è (se vi pare) e di Enrico IV, in cui il rapporto sanità e pazzia viene portato alle estreme conseguenze. In particolare nell’Enrico IV si mescolano il tema della follia con il rapporto tra realtà e finzione, che caratterizza anche la famosa “trilogia del teatro nel teatro”.
Il “teatro nel teatro”. Le opere che diedero a Pirandello fama internazionale e pieno apprezzamento da parte dei critici sono i tre drammi che costituiscono la “trilogia del teatro nel teatro”, Sei personaggi in cerca d’autore (1921), Ciascuno a suo modo (1924) e Questa sera si recita a soggetto (1930). Le caratteristiche comuni di questi tre drammi riguardano l’attenzione sugli espedienti metateatrali che emergono dal testo e dalla potenziale messa in scena. Il metateatro è l’esibizione in un dramma teatrale di tutte le situazioni che mettono in rilievo la finzione del teatro e pongono l’accento sul carattere finzionale della rappresentazione: in sostanza l’autore (o il regista) mostrano situazioni ed elementi che richiamano il “dietro le quinte” della rappresentazione, facendo in modo che il testo stesso ruoti intorno alla rappresentazione di un’opera teatrale, sul rapporto in scena tra attori e pubblico (è il tema di Ciascuno a suo modo), attori e regista oltre a un intricato rapporto tra attori e personaggi da inscenare (è il tema di Sei personaggi in cerca d’autore, pietra miliare del teatro europeo del XX secolo). I precedenti illustri di questo espediente scenico e testuale sono alcune opere di Shakespeare, che sottolineano come i rapporti tra gli esseri umani siano nient’altro che un recita; Pirandello dal canto suo tende a porre in evidenza ancora di più il difficile rapporto tra teatro e vita, tra recita e verità, aggiungendo un ulteriore tassello al suo ossessivo lavoro sull’identità e sui ruoli, sulla relazione tra forma e flusso vitale. A ciò aggiunge il rapporto non sempre idilliaco tra autore e regista che porta in scena il testo autoriale dandogli un’interpretazione non sempre puntuale (quest’ultimo è il tema fondamentale di Questa sera si recita a soggetto).
I miti. L’ultima stagione teatrale di Pirandello rappresenta un momento a sé stante della sua produzione, lontana dalla denuncia e dal condizionamento sociale e dalla crisi del soggetto/personaggio. Pirandello tenta nuovi territori, quelli dell’utopia e del mito, alla ricerca di una strada che possa offrire una “salvezza” e una rinascita a tutto il genere umano di fronte allo sfaldarsi delle certezze del soggetto. Le opere di questo periodo sono Nuova colonia (1928), Lazzaro (1929) e I giganti della montagna, quest’ultimo incompiuto.

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Descrizione

Maschere nude raccoglie il grande percorso teatrale di Pirandello: dall’esordio del 1910, con i due atti unici La morsa e Lumie di Sicilia fino al teatro «dei miti», attraverso quel momento culminante rappresentato, nel 1921, da Sei personaggi in cerca d’autore, in cui il teatro borghese cede il posto a un dramma che si costruisce paradossalmente nella sua stessa impossibilità di costruzione.
Il volume contiene: Sei personaggi in cerca d’autore; Ciascuno a suo modo; Questa sera si recita a soggetto; Enrico IV; Diana e la Tuda; La vita che ti diedi; L’uomo dal fiore in bocca; Il gioco delle parti; Il piacere dell’onestà; L’imbecille; L’uomo, la bestia e la virtù; Come prima, meglio di prima; Vestire gli ignudi; Come tu mi vuoi; Così è (se vi pare); Tutto per bene; La ragione degli altri; L’innesto; Sogno (ma forse no); L’amica delle mogli; La morsa; La signora Morli, una e due; Pensaci, Giacomino!; Lumie di Sicilia; Il berretto a sonagli; La giara; Cecè; Il dovere del medico; Sagra del Signore della Nave; Ma non è una cosa seria; Bellavita; La patente; L’altro figlio; Liolà; O di uno o di nessuno; Non si sa come; Trovarsi; Quando si è qualcuno; All’uscita; La nuova colonia; Lazzaro; La favola del figlio cambiato; I giganti della montagna.

Luigi Pirandello (Girgenti, 28 giugno 1867- Roma, 10 dicembre 1936) è stato un drammaturgo, scrittore e poeta italiano, insignito del Premio Nobel per la letteratura nel 1934. Per la sua produzione, le tematiche affrontate e l’innovazione del racconto teatrale è considerato tra i più importanti drammaturghi del XX secolo. Tra i suoi lavori spiccano diverse novelle e racconti brevi (in lingua italiana e siciliana) e circa quaranta drammi, l’ultimo dei quali incompleto.

In antichità, tutte le civiltà primitive, la maschera gioca un ruolo importante dal punto di vista culturale. una maschera era  una persona, senza nessuna accezione negativa del mascheramento dell’identità. L’accezione negativa verrà in seguito, soprattutto ad opera di quello straordinario castigatore di costumi del suo tempo che fu Luigi Pirandello. Un’avvisaglia si era avuta già con Carlo Goldoni, che con la sua riforma del teatro abolì la maschera degli attori e ridiede loro la possibilità di recitare con il proprio stesso volto, alla ricerca di una maggior verosimiglianza e di un più fine tratteggio psicologico dei personaggi rispetto a quello consentito dalla Commedia dell’Arte, tradizionalmente recitata dalle maschere regionali italiane. Ma il passo decisivo, come dicevamo, fu di Pirandello.

“Con Pirandello, la maschera diventa delle convenzioni sociali. e l’aggravante pessimistica è che spesso la maschera è imposta dalla società stessa, non volontariamente indossata”.

Pirandello lesse le ipocrisie della società del suo tempo come continui mascheramenti: l’uomo indossa, a seconda del contesto in cui si trova, una, nessuna, centomila maschere diverse; e si comporta in un modo con i suoi famigliari, in un modo diverso sul posto di lavoro, in modo diverso ancora con gli amici, e così via. Con Pirandello, la maschera diventa la maschera delle convenzioni sociali. E l’aggravante pessimistica è che spesso la maschera è imposta dalla società stessa, non volontariamente indossata. Dunque, sottostiamo a maschere imposte  dalla società, e altre ne indossiamo volontariamente per celare alla società ciò che ad essa appare sconveniente.
La realtà sociale appare a Pirandello così piena di finzioni e di mascheramenti che l’arte appare più reale del vero: il paradosso pirandelliano è che i personaggi sono più veri degli attori che li interpretano. La finzione è più autentica della realtà. Ecco perché la raccolta dei suoi testi teatrali si intitola “Maschere Nude”, proprio a voler significare la maggior “verità” di queste maschere, di queste finzioni teatrali.