Descrizione
La parola “scienziato” era già sporadicamente in uso nel Seicento anche se, fino al Settecento, chi si occupava delle scienze naturali veniva chiamato principalmente naturalistica oppure “filosofo naturale”. L’introduzione del termine “scienziato”, nel senso a noi oggi noto, risale al filosofo e storico della scienza William Whewell, il quale propose la nuova parola nel 1834 in una recensione di un libro di Mary Somerville.
La necessità di un nuovo nome per chi praticava la “filosofia della natura” fu data dai diversi ruoli che gli studiosi della natura, della matematica, della fisica, della chimica e della biologia cominciavano ad assumere nelle imprese e nelle amministrazioni pubbliche di molti stati europei a partire dall’Illuminismo.
Il metodo scientifico, o metodo sperimentale, è la modalità tipica con cui la scienza procede per raggiungere una conoscenza della realtà oggettiva, affidabile,verificabile e condivisibile. Esso consiste, da una parte, nella raccolta di dati empirici sotto la guida delle ipotesi e teorie da vagliare; dall’altra, nell’analisi rigorosa, logico-razionale e, dove possibile, matematica di questi dati, associando cioè, come enunciato per la prima volta da Galilei, le «sensate esperienze» alle «dimostrazioni necessarie», ossia la sperimentazione alla matematica.
Nel dibattito epistemologico si assiste in proposito alla contrapposizione tra i sostenitori del metodo induttivo e quelli del metodo deduttivo, con l’approccio scientifico che è valutato diversamente anche in base al suo campo di applicazione, ossia se si riferisce alle scienze naturali, o viceversa a quelle umanistiche (nel primo caso si parla di « scienze dure», nel secondo di «scienze mobili»).
Sebbene la paternità ufficiale del metodo scientifico, nella forma rigorosa sopra definita, sia attribuita storicamente a Galileo Galilei, da cui anche il nome metodo galileiano, studi sperimentali e riflessioni filosofiche in merito hanno radici anche nell’antichità, nel Medioevo e nel Rinascimento.