Descrizione
La fiaba è una narrazione originaria della tradizione popolare, caratterizzata da racconti medio-brevi e centrati su avvenimenti e personaggi fantastici ( fate, orchi, giganti e così via) coinvolti in storie con a volte un sottinteso intento formativo o di crescita morale.
Nonostante la tendenza generalizzata a considerare la fiaba e la favola come la stessa cosa ed i due termini sinonimi, si tratta invece di generi ben distinti: la favola è un componimento estremamente corto (della durata di poche righe) con protagonisti in genere animali dal comportamento antropomorfizzato o esseri inanimati, la trama è condensata in avvenimenti semplici e veloci, ed infine l’intento allergico e morale è molto esplicito, a volte indicato dall’autore stesso come postilla al testo; ma ancor più importante di tutto ciò, la discriminante principale fra favola e fiaba è la presenza o meno dell’elemento fantastico e magico, caratteristica peculiare della fiaba e completamente assente nella favola, basata invece su canoni realistici.
È diffusa l’opinione per cui le fiabe siano tradizionalmente pensate per intrattenere i bambini, ma non è del tutto corretto: esse venivano narrate anche mentre si svolgevano lavori comuni, per esempio filatura, lavori fatti di gesti sapienti, ma in qualche modo automatici, che non impegnavano particolarmente la mente. Erano per lo più lavori femminili, ed è anche per questo che la maggior parte dei narratori è femminile; oltre al fatto che alle donne era attribuito il compito di cura e intrattenimento dei bambini. Le fiabe tutto sommato erano un piacevole intrattenimento per chiunque, e “davanti al fuoco” erano gradite sia agli adulti che ai bambini di entrambi i sessi.
In Europa esiste una lunga tradizione orale legata alle fiabe, che riveste un grande interesse per la scienza etnoantropologica. Inoltre, diversi autori hanno raccolto fiabe tradizionali o creato nuove fiabe riprendendo creativamente gli stilemi delle fiabe tradizionali. Fra i trascrittori di fiabe più noti della tradizione europea si possono citare Giambattista Basile, il primo a utilizzare la fiaba come forma di espressione popolare, Charles Perrault (Francia), i fratelli Grimm (Germania), e Giuseppe Pitré (Italia).
Le fiabe sono state tramandate a voce di generazione in generazione per lunghi secoli e chi narrava le fiabe spesso le modificava o mescolava gli episodi di una fiaba con quelli di un’altra, dando a volte origine ad un’altra fiaba.
Esse hanno un’origine popolare: descrivono la vita della povera gente, le sue credenze, le sue paure, il suo modo di immaginarsi i re e i potenti e venivano raccontate da contadini, pescatori, pastori e montanari attorno al focolare, nelle aie o nelle stalle; non erano considerate, come ora, solamente racconti per bambini, ma rappresentavano un divertimento anche per gli adulti ed avevano grande importanza per la vita della città.
Le fiabe raccontano alcuni aspetti del reale, con una veste di storiella puerile e con un infallibile lieto fine: il “Pollicino” abbandonato nei boschi, la “Cenerentola” segregata dalla matrigna e schiavizzata, la “Biancaneve” che scappa e si rifugia nel bosco possono essere visti come esempi della quotidianità del XIX e XX secolo.
Le fiabe aiutano il bambino a crescere perché la legittimazione, che avviene a livello preconscio e non è una spiegazione, avvia funzionamenti mentali più evoluti, la capacità di “integrazione”. In pratica, il bambino sarà in grado di provare momentaneamente rabbia verso la persona amata senza temere di perdere l’amore verso/da essa, senza sentirsi eccessivamente in colpa o senza colpevolizzare eccessivamente l’altro; oppure proverà che “la mamma può essere arrabbiata con me ora e contemporaneamente volermi bene”. Si sentirà cioè più solido e sicuro. La capacità di integrazione renderà il bambino un futuro uomo solido e vitale. Il meccanismo di scissione non sparirà nell’adulto, ma si alternerà al meccanismo di integrazione.
La fiaba tranquillizza e assicura: mette delle buone basi per un futuro adulto capace di instaurare relazioni con gli altri equilibrate, ricche e rispettose; inoltre la fiaba incanta, rapisce e diverte il bambino, perché il linguaggio evocativo e l’assenza di spiegazioni didattiche gli consentono di oscillare a suo piacere tra il pensiero “ma nella vita succede proprio così!” e il pensiero “ma no, succede solo nei paesi delle fiabe!”. Questa oscillazione gli permette di “prendere il respiro” da temi per lui importantissimi, ma difficili da gestire.