Description
Il fu Mattia Pascal è stato scritto da Pirandello in una fase rilevante, sia dal punto di vista storico che personale, dell’autore.
Luigi Pirandello (Girgenti, 28 giugno 1867 – Roma, 10 dicembre 1936) è stato un drammaturgo, scrittore e poeta italiano, insignito del Premio Nobel per la letteratura nel 1934. Per la sua produzione, le tematiche affrontate e l’innovazione del racconto teatrale è considerato tra i più importanti drammaturghi del XX secolo. Tra i suoi lavori spiccano diverse novelle e racconti brevi (in lingua italiana e siciliana) e circa quaranta drammi, l’ultimo dei quali incompleto. La poetica dell’Umorismo Pirandelliana, in realtà nasce già quando, nel 1904, pubblica le due premesse de Il fu Mattia Pascal dove richiamandosi a Il Copernico di Leopardi del 1827 nelle Operette morali riprende l’ironia letteraria di Leopardi che attribuiva la scoperta copernicana dell’eliocentrismo alla pigrizia del Sole stanco di girare attorno ai pianeti.
Mattia Pascal, il protagonista del romanzo di è all’origine un pirandelliano «uomo senza qualità», appena un nome: il nome era un tempo per il protagonista l’unica certezza, e lo ripeteva a sé e agli altri per riconoscere almeno in quel suono la sua presenza.
Il romanzo, Il fu Mattia Pascal, contiene la rappresentazione del dramma esistenziale di ogni uomo che vaga attraverso la vita alla ricerca di una dimensione e di una identità personale. Di fatto, Mattia Pascal scopre che le convenzioni sociali cui ha voluto sottrarsi sono qualcosa di vincolante, ma anche di insostituibile: è inutile che l’uomo cerchi di realizzare se stesso, perché non riuscirà mai a uscire da regole e norme che, mentre lo condizionano, sono altrettanto indispensabili per la sua esistenza.
Quindi l’uomo vale solo in virtù di elementi e fattori estranei alla sua realtà di persona.
È questa l’ultima conseguenza di quel fallimento globale del mondo ottocentesco: la totale scomparsa dell’eroe, la totale scomparsa di una immagine tradizionale dell’uomo.
IL FU MATTIA PASCAL, citazione tratta da Il fu Mattia Pasca: La necessità di un’identità
“Ed ecco, ora, dopo essermi aggirato per due anni, come un’ombra, in quella illusione di vita oltre la morte, mi vedevo costretto, forzato, trascinato peri capelli a eseguire su me la loro condanna. Mi avevano ucciso davvero! Ed esse, esse sole si erano liberate di me… […] Ma sì! ma sì! Io non dovevo uccider me, un morto, io dovevo uccidere quella folle, assurda finzione che m’aveva torturato, straziato due anni, quell’Adriano Meis, condannato a essere un vile, un bugiardo, un miserabile; quell’Adriano Meis dovevo uccidere, che essendo, com’era, un nome falso, avrebbe dovuto aver pure di stoppa il cervello, di cartapesta il cuore, di gomma le vene, nelle quali un po’ d’acqua tinta avrebbe dovuto scorrere, invece di sangue: allora sì! Via, dunque, giù, giù, tristo fantoccio odioso! Annegato, lí, come Mattia Pascal! Una volta per uno!”