In offerta!

FEDERICO FELLINI di JEAN-PAUL MANGANARO

AUTORE: JEAN-PAUL MANGANARO
EDITORE:
COLLANA: CINEMATOGRAFICA
COPERTINA: BROSSURA
N. PAGINE: 442
ETA' CONSIGLIATA: ADULTI

CODICE LIBRO: 9788842818434

FEDERICO FELLINI di JEAN-PAUL MANGANARO

MAXI SCONTO 71 %…IMPERDIBILE!

Lui stesso diceva: “Mi sono inventato quasi tutto: un’infanzia, una personalità, nostalgie, sogni, ricordi per il piacere di poterli raccontare”

Fellini sfugge agli schemi di ogni scuola, compreso il neorealismo. Dà colore a qualcosa che, girato in bianco e nero, vira in una tonalità supposta ma inafferrabile: quella livida delle vagabondare, il grane tema dell’opera felliniana.

Nessun regista più di Federico Fellini ha contribuito a costruire e diffondere nel ventesimo secolo il mito dell’italianità. nessuno più di lui ha saputo raccontare in immagini il nostro paese, traducendolo in un complesso sistema di simboli, e diventando un simbolo egli stesso.

In quarant’anni di carriera, attraverso una complessa elaborazione intellettuale, Fellini ha dimostrato come il sogno, la memoria, la poesia, possano costituire la sostanza del fare cinema.

La sua attività ha conosciuto fasi anche molto diverse,dall’ispirazione neorealista della Strada e delle Notti di Cabiria al progressivo distacco dal modello rosselliniano con la consacrazione della Dolce Vita; dalla trasposizione dell’infanzia romagnola in Amarcord alle variazioni grottesce di Satyricone e Casanova, fino al capolavoro assoluto, 8½, in cui il reale lascia definitivamente campo libero all’immaginario e all’onirico.

Federico Fellini è un percorso denso e lirico nella filmografia del maestro, che ne mette in luce tutte le ossessioni e i temi ricorrenti.  Le donne innanzitutto: magnifiche, materne, vittime inermi o terribili carnefici, un femminile multiforme interpretato da Anita Ekberg, Anouk Aimée e Claudia Cardinale; e poi la riflessione sul corpo dell’attore; Marcello Mastroianni come alter ego; Roma e la romanitas; la provincia paradigma di un vivere opaco e conformista; il teatro di varietà, il circo, la parata, la caricatura e il fumetto, in un’originale mescolanza di elementi della cultura popolare e di massa, rielaborati a creare uno stile impareggiabile.

Jean-Paul Manganaro procede in un’intima esplorazione dell’ora felliniana lasciando ampio spazio ai film – a ciascuno è dedicato un capitolo del libro – di cui svela l’architettura e definisce  il codice estetico. Si compone così una moltitudine di echi, associazioni, eterni ritorni, mentre davanti ai nostri occhi scorre un’inedita storia dell’Italia contemporanea, insieme ai fotogrammi di una vicenda umana e artistica straordinaria.

10,00

Descrizione

Federico Fellini (Rimini, 20 gennaio 1920 – Roma, 31 ottobre 1993) è stato un  regista, sceneggiatore, fumettista e scrittore italiano.

Considerato uno dei maggiori registi della storia del cinema, nell’arco di quarant’anni – da Luci del varietà del 1950 a La voce della Luna  del 1990 – ha “ritratto” in decine di lungometraggi una piccola folla di personaggi memorabili. Definiva se stesso “un artigiano che non ha niente da dire, ma sa come dirlo“. Ha lasciato opere ricche di satira e velate di una sottile malinconia, caratterizzate da uno stile onirico e visionario. I titoli dei suoi più celebri film – I vitelloni, La strada, Le notti di Cabiria, La dolce vita, 8½ e Amarcord – sono diventati dei topoi citati, in lingua originale, in tutto il mondo.

I suoi film La strada, Le notti di Cabiria e Amarcord  hanno vinto l’Oscar al miglior film straniero. Candidato 12 volte al Premio Oscar, per la sua attività da cineasta gli è stato conferito nel 1993 l’Oscar alla carriera. Ha vinto inoltre due volte il Festival di Mosca (1963 e 1987), la Palma d’oro al Festival di Cannes nel 1960 e il Leone d’oro alla carriera alla Mostra del Cinema di Venezia nel 1985.

Fellini giunge nella capitale seguito dalla madre Ida, che nella città ha i suoi parenti, e dai due fratelli Riccardo e la piccola Maddalena; prende alloggio in via Albalonga 13, fuori porta San Giovanni (nel quartiere Appio-Latino). Si iscrive alla Facoltà di Giurisprudenza. Le prime esperienze del giovane Fellini rivelano che il suo obiettivo professionale non era tanto diventare avvocato (non sosterrà mai un esame) quanto intraprendere il lavoro d giornalista. Federico Fellini esordisce infatti, pochi mesi dopo il suo arrivo a Roma, nell’aprile 1939, sul Marc’Aurelio, la principale rivista satirica italiana, nata nel 1931 e diretta da Vitop De Bellis. Collabora come disegnatore satirico, ideatore di numerose rubriche (tra le quali È permesso…?), vignettista e autore delle celebri “Storielle di Federico”, divenendo una firma di punta del quindicinale. Il suo principale referente in questa fase è il disegnatore satirico e illustratore cinematografico enrico De Seta.

Il successo nel Marc’Aurelio si traduce in buoni guadagni e inaspettate offerte di lavoro. Fellini fa conoscenza con personaggi a quel tempo già noti. Comincia a scrivere copioni e gag di sua mano. Collabora ad alcuni film di Erminio Macario: Imputato, alzatevi! e Lo vedi come sei…lo vedi come sei? del 1939; Non me lo dire! e Ill pirata sono io! del 1940; scrive le battute per gli spettacoli dal vivo di Aldo Fabrizi, nell’ambito di un’amicizia consolidata prima dell’esordio nel mondo dello spettacolo.

Il grande successo internazionale arriva per Fellini grazie al film La strada, girato nel 1954. L’idea del film si ha intorno al 1952 quando Fellini è alle prese con il montaggio de Lo sceicco bianco. Per motivi strettamente legati alla produzione è però costretto a ritardare il progetto e a girare prima I vitelloni e l’episodio Agenzia matrimoniale, ma in testa ha già chiaramente l’idea che lo porterà alla realizzazione della successiva opera.

La scrittura de La strada avviene a partire da alcune discussioni con Tullio Pinelli sulle avventure di un cavaliere errante per poi focalizzarsi sull’ambiente del circo e degli zingari. Pinelli a tal proposito ricorda:

«Ogni anno, da Roma, andavo in macchina a Torino per rivedere i posti, la famiglia, i genitori. Allora l’Autostrada del Sole non c’era, si passava fra le montagne. E su uno dei passi montani ho visto Zampanò e Gelsomina, cioè un omone che tirava la carretta con un tendone su cui era dipinta una sirena e dietro c’era una donnina che spingeva il tutto. … Così quando sono tornato a Roma ho detto a Federico: “Ho avuto un’idea per un film”. E lui: “Ne ho avuta una anch’io”. Stranamente erano idee molto simili, anche lui aveva pensato ai vagabondi, ma la sua era centrata soprattutto sui piccoli circhi di allora… Abbiamo unito le due idee e ne abbiamo ricavato un film»

Il film, ricco di poesia, racconta il tenero ma anche turbolento rapporto fra Gelsomina, interpretata da Giulietta Masina, e Zampanò, interpretato da Anthony Quinn, due strampalati artisti di strada che percorrono l’Italia dell’immediato dopoguerra.